Attukal Amma The Goddess of Millions
Il mio incontro con la Dea di Attukal e con Lekshmi Rajeev
di Luisa Spagna
Photo credits: Paolo Pacciolla
Da giorni sui marciapiedi di Trivandrum ci sono montagne di pentole di terracotta di varie misure accatastate l’una sull’altra e mattoni di terra rossa rettangolari. Ad ogni angolo della città, altari improvvisati di canne e stoffe accolgono enormi sculture della dea Attukal Amma. Bhajan programmati ad alto volume, candele votive e fiori completano le installazioni.
I miei percorsi in autorickshaw in questi giorni sono un continuo affacciarmi da un lato all’altro del veicolo, per non perdere nulla di ciò che mi si presenta lungo la via. Donne che contrattano per l’acquisto delle terracotte. Brahmini impegnati a custodire gli altari. Uomini come sentinelle a proteggere i muri di mattoni rossi che serviranno a reggere le terracotte e ad arginare il fuoco che cuocerà il cibo sacro della dea nel rituale dell’ultimo giorno, quando migliaia di donne si riverseranno per le strade per celebrare Pongala.
Lei, la Regina, la Madre, la Dea di tante migliaia di persone rinconquista in questi giorni il suo posto d’onore assoluto. Non esiste più nulla se non la sua presenza costante, visibile ad ogni angolo e respirabile nell’aria vivificata nei respiri della gente che si preparara ad onorarla, accoglierla, celebrarla.
La prima volta che ho sentito parlare del più grande raduno mondiale di donne ero già da qualche anno coinvolta in un percorso di risveglio del femminile. Molte donne mi chiedevano se avessi mai partecipato o se conoscessi questo evento, visto che da più di due decenni sono coinvolta nell’arte e nella cultura indiana. Ma prima del 2016 avevo vissuto sempre tra New Delhi e l’Orissa e non mi era mai capitato di essere in Kerala durante le celebrazioni di Attukal Amma.
Da più di un anno vivo in Kerala, e da diversi mesi nella città di Trivandrum o Thiruvanthapuram, la città di Attukal Amma, impegnata in una ricerca sui culti Shakta e sulle arti performative.
Il culto di Attukal Amma è uno dei tanti culti oggi brahminizzati e rinchiusi in una visione patriarcale. Già da tempo ho imparato a guardare, dove è possibile, dentro fessure molto strette e oltrepassare muri spessi per cogliere le testimonianze di culti matriarcali. A volte bisogna avere per occhi setacci che ripuliscano dalle scorie patriarcali e vedere cosa resta. Così attrezzata, quest’anno sto partecipando ai 10 giorni in cui si celebra Attukal Amma aiutata a guardare anche da Lekshmy Rajeev, autrice del libro Attukal Amma. Goddess of the Millions.
Il primo dei dieci giorni ero presente durante la darshan. La darshan è un momento importante in cui la Dea, dopo essere stata preparata a porte chiuse con decorazioni di fiori, candele e incenso, è pronta a mostrarsi ai suoi devoti. La darshan è lo sguardo della dea che si poggia sui devoti come una grande benedizione e per riceverlo la gente si accalca molto tempo prima, quanto più possibile vicino alla porta del sancta sanctorum.
Sono momenti di attesa, dove la temperatura dei corpi sale a riscaldare ancora di piu’ l’aria di per sè già molto calda, in cui resisti alle spinte di quanti cercano di conquistarsi un posto più vicino possibile allo sguardo divino, in cui l’inevitabile appiccichio di sudore dei corpi vicini ti fa fare grandi respiri di resistenza.
Ed ecco che ad un certo punto l’aria farsi ancora più densa e carica di energia, come all’arrivo di un forte temporale. Come il boato del tuono che apre le nuvole e la pioggia cade, così il suono dei tamburi apre le porte del sancta sanctorum e Lei appare, quasi inaspettatamente dopo tanto attendere. La ula delle donne si mischia al suono dei tamburi. Ed è un’onda di pioggia di emozione e benedizioni che dal sancta sanctorum si propaga fino in fondo per diversi metri. Via via che l’onda arriva le mani si alzano per congiungersi in preghiera sulla testa mentre si invoca Ma, Amma, Madre, Dea, Natura.
Io ero lì quest’anno tra questa gente. Vicina, ma anche abbastanza distante da poter vedere, non solo il sancta sanctorum, ma anche una buona parte dei devoti e delle devote. Nel bel mezzo della grande folla, mi sono fatta piccola piccola per non distrurbare, per osservare, per ascoltare. E l’onda di emozioni si è poggiata anche sulla mia testa in modo palpabile, tanto da farmi venire le lacrime agli occhi.
Ho incontrato Lekshmy Rajeev e il suo libro Attukal Amma. Goddess of the Millions, poco tempo dopo essere arrivata a Trivandrum. Da subito ho avuto l’impressione di essere davanti ad una donna ‘chiamata’ dall’antico potere femminile della Dea, la cui saggezza, soppressa da secoli di patriarcato, chiede oggi di essere ripristinata. Ho riconosciuto nelle parole e nelle storie di Lekshmy, l’eco delle emozioni sentite nelle voci di altre donne con esperienze simili, e provate anch’io stessa, durante il mio lavoro sulle Yogini.
Lekshmy potresti brevemente raccontare che cosa ti ha ispirata a scrivere questo libro?
Scrivo dal 2000 per varie riviste e giornali. Quando lavoravo con Niyogi Books, come consulente editoriale, ho contribuito alla produzione di alcuni tra i più bei libri illustrati che la casa editrice abbia pubblicato. Probabilmente, quei libri mi hanno affascianata così tanto da avere il desiderio di scriverne uno. Io sono una devota delle Dea, e guardando indietro, sento che tutto ciò mi ha ispirata a scrivere questo libro. Ma scrivere il libro è stata in se un’esperienza di vita trasformatrice. Devo dire che la vita mi ha preparata a scrivere questo libro.
Chi sono Bhadrakali e Attukal Amma? Cosa rappresentano per le donne in Kerala?
Attukal Amma significa la madre di Attukal, e Attukal significa la sponda di un fiume o di un ruscello. E’ un’usanza comune della gente di riferirsi alle divinità femminili del luogo con Amma. Attukal Amma è Kali, una Dea primordiale del Kerala, come è evidente dall’idolo e dalla natura del culto. Da Anchuthengu Mudippura sulle coste a sud vicino Attingal, o dal tempio di Shaarkkara Bhagavathy a Chirayinkeezhu, a pochi chilometri dal più lontano est, ai più vecchi templi Maadaayikkavu, nel nord, nel distretto di Kannur, Kali regna nei cuori dei devoti. Sebbene se ne possa supporre la presenza nella tradizione del Kerala dalle più remote origini, Kali non è menzionata come divinità principale nei testi canonici precedenti al Seshasamuchchayam, testo templare Tantrico del XVI secolo composto da Chennas Shankaran Namboodirippad. Nonostante ciò, Lei è una presenza viva nelle ballate della tradizione orale del Kerala.
Che cosa significa Pongala. Potrebbe essere considerata un simbolo del grembo della donna?
Ha diversi significati a seconda delle persone. Per noi, significa semplicemente cuocere una mistura di riso dolce per la Dea di Attukal. ‘Noi’ qui significa qualcosa come 3 milioni di donne. Non c’è niente di simile in nessuna altra parte del mondo. Il festival offre un senso di benessere emotivo e un rinnovamento dell’energia per fronteggiare i cambiamenti lungo lo scorrere della vita negli anni. Le donne che offrono Pongala nel tempio credono che questo rito sia estremamente appagante; le loro preoccupazioni e ansietà accumulate lungo l’anno sono offerte alla Dea insieme alla Pongala e così il loro cuore si alleggerisce dalle fatiche. Il rituale è connesso con le casta più bassa dei lavoratori, e non penso ci sia nulla di filosofico, Vedico o della saggezza brahminica associato ad esso. E’ un atto di puro amore, preghiera e obbedienza a Lei.
Ho letto questo passo nel tuo libro: “coloro che aspettano il ciclo mestruale durante il festival della Pongola cercano di ritardarlo con i medicinali; se questo tentativo fallisce, non possono offrire la pongala e le attese di un anno vanno perse”.
In tempi recenti, grazie al femminismo e al percorso del sacro femminile, le donne stanno imparando a considerarsi pure in quei giorni; e il ciclo mestruale è un elemento estremamente importante nell’impoteramento femminile. Esso è una delle offerte più sacre da donare alla Madre Terra, e dunque dobbiamo celebrare il nostro essere donna durante quel momento.
Non credi che sia un’imposizione patriarcale evitare di partecipare alla pongala, proprio quando la donna è al meglio del suo potere, o rischiare di danneggiare la salute forzando il corpo contro la sua natura prendendo medicinali per ritardarlo?
Io ho posticipato il ciclo mestruale con i medicinali una volta; molte non lo fanno e aspettano l’anno successivo. A parte la presunta impurità, diventa difficile offrire Pongala quando si è mestruate. Io personalmente non ho voglia di fare cose estenuanti in quei giorni. Non invoco nessuna divinità in particolare in quei momenti; per me ogni cosa è divina. Prego, accendo le candele in casa mia, faccio perfino la puja (rituale) quando sono mestruata.
Ciò che considero come una disgrazia è l’infaticidio femminile, che è molto praticato in varie parti dell’India, e penso che si debba porre piu’ attenzione a tali traumi che le donne subiscono, e alla mancanza di buone condizioni sanitarie nelle popolazioni disagiate. Nessuno dovrebbe obbligare le donne a non partecipare alla Pongala o a costrigerle a ritardare le mestruazioni – è una questione di scelta. Io sono dalla parte delle donne mestruate che decidono di offrire la Pongala, ma nello stesso tempo consiglierei a queste donne di non pubblicizzarlo come una fede.
Nel tuo libro si legge “ molte donne credono che Attukal Amma esca dal tempio e potrebbe perfino essere una delle donne che cuociono nella folla”. Com’è secondo te Attukal Amma come donna reale che cammina per le strade?
Nella prefazione al libro ho scritto come sono stata ispirata a scrivere la storia della Dea di Attuakal. Stando in piedi, in abbandono e nelle incertezze, ero solo una tra milioni di donne che la pregavano, che desideravano ardentemente di essere vicinio a Lei e di ricevere il Suo amore e la Sua protezione. Sono contraria alla diffusione delle superstizioni, e credo fermamente che la Dea non debba essere considerata come qualcuno fuori da se stessi, con forme umane che offre la Pongala, bensì la Sua presenza deve essere sentita dentro di sè, e Lei prende forma da dentro e possiamo avvertirla nei nostri momenti di intenso amore per Lei. Non trovo le parole ogni volta che cerco di spiegare come la Grande Madre ha iniziato a rivelare Se stessa a me, ma sono fortunata di aver potuto fare questa esperienza in questa vita. L’idea della Dea che prende forme umane e offre Pongala può essere un concetto piacevole, che da forza, che soddisfa l’anima per una donna comune, ma io credo sopratutto che tutte le donne siano aspetti della Shakti.
Io in questi giorni continuo a prepararmi per la mia prima Pongala andando spesso ad amalgamarmi tra la gente del posto. Cerco spiegazioni e comprensione di un rituale complesso nei loro occhi, nella loro capacità senza imbarazzi di abbondarsi alla Dea di Attukal come fossero ad un incontro personale con lei, mentre stanno in piedi tra migliaia di persone.
Luisa Spagna e Lekshmy Rajeev al tempio di Attukal Amma
Trivandrum, 22Aprile -2 Marzo 2018
Luisa Spagna Danzatrice, Danzaterapeuta in formazione Dmt ER, Artista e libera ricercatrice dei culti Shakta. Autrice di diverse pubblicazioni tra cui La danza segreta delle Yogini. Il tempio di Hirapur (Venexia, 2014). Dal 1995 vive tra l’Italia e l’India – Orissa e New Delhi -e dal 2016 in Kerala.
Paolo Pacciolla Etnomusicologo (PhD Durham Univesity, UK) , polistrumentista. Docente al Conservatorio di Musica A.Pedrollo. Dal 1995 vive tra l’Italia e l’India (Orissa e New Delhi), dal 2016 in Kerala come Senior Fellow ICCR affiliato alla Kerala University.
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